SOLUZIONE 3 

Per almeno 20 anni è stato il trattamento più diffuso, ma la non rara complicazione dell’algodistrofia secondaria alla trazione prolungata ne ha evidenziato i limiti e ridotto l’utilizzo, anche grazie all’avvento delle placche a stabilità angolare. Oltretutto con il solo fissatore esterno non si era in grado di ridurre in modo anatomico frammenti articolari scomposti a differenza di quanto viene consentito da un accesso chirurgico. Vero è che il Fissatore esterno può essere utilizzato anche in associazione con altri mezzi di sintesi come i fili di Kierschner o le placche di ultima generazione, ma l’evoluzione delle tecniche mini-invasive consente oggi spesso di optare subito per una sintesi con placca con più facilità. Il FE è ancora indicato, oltre che nelle indicazioni classiche come le fratture esposte e nei politraumatizzati, quando vi sono perdite osse metafisarie di una certa entità.

SOLUZIONE 1 Trattamento incruento

SOLUZIONE 2 Fili di Kierschner.

SOLUZIONE 4 Placche di ultima generazione

Il “consenso informato”.

Oggi il trattamento di una frattura di polso prevede di considerare prima di tutto il paramentro della “stabilità” della frattura che appare ben evidenziabile dal 1° esame radiografico. Solo successivamentei si considerano altri parametri come l’età del paziente e le esigenze funzionali, pur sfatando la tendenza di un tempo che escludeva i pazienti anziani dall’indicazione chirurgica .

Oggi, se dall’esame radiografico risultano evidenti i criteri di instabilità di una frattura, si deve informare il paziente che il trattamento tradizionale con apparecchio gessato a distanza di1-2 settimane può rivelarsi inefficace e richiedere di intervenire chirurgicamente con tempi biologici non ottimali, oltretutto dopo che il polso ha subito un ulteriore traumatismo come quello delle manovre riduttive.

Oggi non è più giustificato non proporre da subito, sia nelle fratture extraarticolari “instabili” che nelle fratture articolari “scomposte”, un trattamento chirurgico con le placche di ultima generazione, sia nei pazienti giovani ed attivi che nei pazienti più anziani, ma in buone condizioni generali. Sarà il paziente a scegliere, appropriatamente informato dei rischi di scomposizione in itinere con il trattamento incruento e dei rischi classici legati ad ogni intervento chirurgico, il trattamento a lui più congeniale.