Ogni dito, a parte il pollice che ne ha 2, è costituito da 3 articolazioni, distinte come volume ed importanza nella prensione, in articolazione metacarpofalangea, la più grande, articolazione interfalangea prossimale, quella intermedia, e interfalangea distale, quella più piccola (Fig. 1).
In una normale articolazione i capi articolari sono contenuti in una cavità delimitata da una capsula articolare rivestita da una membrana, denominata membrana sinoviale. I capi articolari sono rivestiti da una superficie perfettamente liscia, la cartilagine articolare, che consente un libero scivolamento tra di loro. La cavità articolare viene “lubrificata” da un liquido, denominato liquido sinoviale che fa si che lo scivolamento avvenga in modo ottimale (Fig. 2).
Quando la cartilagine si consuma o si altera per fisiologica usura o abnorme utilizzo dell’articolazione (gesti ripetitivi in attività lavorative), o per traumi o fratture che interessano la superficie dei capi articolari, o per altre cause infiammatorie che agiscono sul liquido sinoviale come l’artrosi primaria o l’artrite reumatoide, l’articolazione colpita diventa spesso rigida e dolente modificando a volte anche l’asse del dito, che si deforma (Fig. 2).
In alcune condizioni diventa oggi possibile trattare chirurgicamente tali articolazioni utilizzando protesi di ultima generazione che consentono di eliminare il dolore preservando il movimento, evitando interventi chirurugici che in passato rappresentavano spesso l’unica soluzione, ovvero l’artrodesi o “bloccaggio” dell’articolazione, intervento che rimane ancora la prima opzione per le articolazioni interfalangee distali e che, grazie a moderni sistemi innovativi, può consentire una ripresa funzionale molto più rapida che in passato (Fig. 3).
Nel caso di protesi totale i capi articolari danneggiati vengono rimossi e sostituiti da componenti costituiti o da metalli speciali, o materiali plastici come il polietilene o altri materiali come il pirocarbonio, materiale altamente biocompatibile ed utilizzato in campo medico da ormai 35 anni come componente delle valvole cardiache artificiali (Fig. 4).
Le articolazioni più frequentemente trattate con protesi di nuova generazione sono le articolazioni interfalangee prossimali, preferibilmente quelle del 4° e 5° dito perchè non sottoposte alle forze eccessive che si esprimono durante la pinza tra il pollice e il 2° e 3° dito, e le articolazioni metacarpofalnagee (Fig. 1).
La riabilitazione rappresenta una fase molto importante e può richiedere a anche alcuni mesi di trattamento potendosi giovare comunque di tutori di ultima generazione che consentono al paziente di praticare la riabilitazione analitica presso il proprio domicilio. Può essere importante anche considerare una serie di controlli periodici presso terapisti specializzati nella riabilitazione della mano.
Dopo un intervento di protesi totale digitale sono ovviamente da evitar attività lavorative che richiedono eccessiva gestualità ripetitiva e l’utilizzo di strumenti vibranti come il martello pneumatico.
Come tutti gli impianti protesici anche le protesi digitali sono soggette al rischio di mobilizzazione. In tal caso è ancora possibile intervenire chirurgicamente per la rimozione dell’impianto protesico e la fusione dell’articolazione.